Mary Said What She Said

Al Festival di Almada di Lisbona, rassegna internazionale di teatro giunta alla sua 36ª edizione e conclusasi il 18 luglio scorso, è stato protagonista assoluto Mary Said What She Said di Bob Wilson.

Fiorenza Sammartino in Teatro Persinsala, 01 Agosto 2019 notícia online

Mary Said What She Said di Robert Wilson è stato certamente uno degli spettacoli più quotati del Festival di Almada. Coprodotto dal Wiener Festwochen (Vienna, Austria), Teatro della Pergola (Firenze), International Theater Amsterdam (Amsterdam, Olanda), Thalia Theater (Amburgo, Germania), Mary Said What She Said è in tournée dal settembre 2018 e arriverà in Italia al Teatro della Pergola di Firenze il prossimo ottobre.
A Lisbona, Mary Said What She Said ha occupato il Centro culturale di Belém, uno spazio suggestivo lungo il fiume Tago e alle porte dell’oceano. Luogo di incontro per la comunità lisbonese, centro polifunzionale, sede di esposizioni d’arte contemporanea, il Centro è sicuramente uno dei simboli meglio riusciti di una Lisbona moderna e che, volenti o nolenti, sta cambiando.

La scelta di collaborare con l’Institut Français di Lisbona in uno spazio così prestigioso, fuori dal centro storico, rientra in quelli che sono gli obiettivi del Festival di Almada, ossia promuovere una dimensione partecipativa nei confronti di un pubblico eterogeneo. Ed il pubblico, effettivamente, c’è ed è numeroso.

Applausi interminabili per Isabelle Huppert, che mangia il palcoscenico in un monologo di quasi un’ora e mezza. Wilson e Huppert tornano a lavorare insieme e già questo concorre a creare una grande aspettativa. La collaborazione tra i due nasce nel 1993, con la rielaborazione teatrale di Darryl Pinckney dell’Orlando di Virginia Woolf, per poi ripetersi nel 2006 con Quartett di Heiner Müller.

La storia della regina Mary Stuart, emblema della controriforma e di una pollitica tollerante, trova giustizia nell’interpretazione della Huppert, che brilla letteralmente, illuminata ad hoc dalle luci tanto caratteristiche ed emblematiche di Wilson, mentre la musica di Ludovico Einaudi accompagna ed esalta le azioni sceniche dall’inizio alla fine.
Un’ora e mezza di flusso di coscienza, di pause e accelerazioni, di recitazione beckettiana, folle, esagitata ma pensata in ogni dettaglio, in ogni virgola, in ogni sussulto, in ogni parola.

Uno spettacolo dal forte impatto visivo, un risultato tanto meraviglioso quanto prevedibile dal punto di vista estetico e formale. Eppure, il disegno luci colpise, avvolge, sorprende, come di fronte a un quadro famoso o a un’opera architettonica che conosciamo a perfezione ma che non cessa mai di sorprenderci: la mano di Mary Stuart illuminata di bianco, la scarpa che sparisce sottoterra, il viso della Huppert illuminato di verde, il contrasto tra il bianco accecante e la sagoma nera, che – come un’ombra, come un fantasma – si aggira per il palcoscenico.

La presenza della Huppert si impone sul minimalismo visivo wilsoniano e ben si presta a quella serie di movimenti plastici che ricordano le pose delle dame perbene dei quadri e dei ritratti reali del Cinquecento. Le parole e il senso del pungente monologo scritto da Darryl Pinckney sembrano essere pietre scagliate contro la società, seppur con eleganza e diplomazia, e contro i nemici e i falsi amici di una delle donne più controcorrente della storia britannica.

Lo spettacolo è andato in scena
Centro Cultural de Belém

Venerdí 12 e Sabato 13 luglio ore 21.00

Mary Said What She Said
di Darryl Pinckney
regia, scene e Luci Robert Wilson
con Isabelle Huppert
musiche Ludovico Einaudi
costumi Jacques Reynaud
co-regia Charles Chemin
collaborazione alla scenografia Annick Lavallée-Benny
collaborazione al disegno luci Xavier Baron
collaborazione alla creazione dei costumi Pascale Paume
collaborazione ai movimenti Fani Sarantari
sound design Nick Sagar
prodotto da Théâtre de la Ville – Paris
coproduzione Théâtre de la Ville-Paris, Wiener Festwochen, Teatro della Toscana Firenze, ITA Amsterdam, Thalia Theater Hamburg

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